1 aprile 2013

Come se fossimo già liberi

Gli anarchici, gli autonomi, i situazionisti e altri gruppi della nuova corrente rivoluzionaria danno per scontato che la vecchia genia di rivoluzionari arcigni, determinati e votati al sacrificio, abituati a vedere il mondo solo attraverso le lenti della sofferenza, può produrre solo altra sofferenza. Almeno questo è quanto è successo in passato, e da qui deriva l'importanza attribuita al piacere, alla baldoria carnevalesca, alla creazione di "zone temporaneamente autonome" dove si possa vivere come se fossimo già liberi.
L'ideale della "festa della resistenza", con la sua musica folle e i grandi pupazzi, è un ritorno consapevole al mondo del tardo Medioevo, con i giganti e i dragoni costruiti in vimini, con i balli intorno all'albero e la danza moresca; 
quello stesso mondo che i puritani precursori dello "spirito capitalista" odiavano al punto da arrivare a distruggerlo. 
La storia del capitalismo è passata dall'attacco alle forme conviviali e collettive di consumo alla diffusione di forme di consumo altamente individualizzate, private, addirittura segrete : si tratta in sostanza di un processo continuo di privatizzazione del desiderio.
Inoltre secondo le intuizioni di Slavoj Zizek se si desidera fomentare l'odio etnico, il modo più semplice è concentrarsi sulle modalità strane e perverse con cui gli altri provano piacere. Se invece si vogliono mettere in risalto le affinità tra i popoli, il modo più semplice è evidenziare come anche gli altri soffrano.

David Graeber - Frammenti di antropologia anarchica

   photo : Antonio Rusciano