di Sergio Di Cori Modigliani
Tre anni fa, alla venerabile età di 95 anni, si è spenta una delle più potenti intellettuali europee, Elisabeth Noelle-Neumann. Considerata dagli addetti ai lavori la mamma della filosofia dei mass media, negli anni'60, quando insegnava all'Università di Magonza (Germania), chiese -e ottenne- il riconoscimento per una nuova disciplina da lei teorizzata e fondata, " la Scienza della comunicazione di massa". Grande e libera pensatrice, è stata anche la fondatrice del promo istituto di ricerche demoscopiche al mondo, il Demoskopie Allensbach nel 1947, che allora si occupava di comprendere la modalità di gestione del lutto nella Germania post-nazista.
Nel 1970 pubblicò il suo libro teorico più importante "La spirale del silenzio", considerato un caposaldo insostituibile per chiunque voglia avvicinarsi allo studio della manipolazione dei sistemi di informazione con un approccio sociologico. In Italia il libro non venne nè tradotto nè studiato nè diffuso, perchè a quei tempi il nostro paese era stretto nella trappola intellettuale dello scontro tra cattolici e marxisti e qualunque altra strada o lettura (soprattutto se aperta, laica e libertaria) veniva bandita e censurata. Divenne, invece, un mito vivente in California, accolta già nel 1964 come la più importante intellettuale europea e venne accolta a braccia aperte all'università di Berkeley nel 1968 dove contribuì a far nascere la più importante scuola di sociologia politica nel continente americano, da sempre spina nel fianco per i conservatori repubblicani. (epica la celebre battuta di Richard Nixon: "basterebbe buttare una bomba atomica sull'università di Berkeley per vincere la guerra fredda e risparmiarci così tanti fastidi".
La teoria della Noelle-Neumann è strutturata intorno alla tesi del meccanismo di persuasione che la televisione opera, a livello subliminale, nella mente degli spettatori, facendo scattare un meccanismo di manipolazione psicologico che poi da lì si diffonde nell'intera società civile. Spiega come una persona singola "normale" sia disincentivata dall'esprimere apertamente e riconoscere a se stessa una opinione individuale e soggettiva se la percepisce come contraria alla opinione della maggioranza, nel timore sociale e psicologico di essere oggetto di riprovazione e isolamento da parte della presunta maggioranza. Questo meccanismo indotto dal mezzo spinge la persona a chiudersi in un inconscio silenzio che fa aumentare quindi la percezione collettiva di una diversa opinione della maggioranza, aumentando, di conseguenza, in un processo dinamico, il silenzio di chi si crede minoranza, provocando un effetto a spirale".E' appunto la spirale del silenzio.Questo fenomeno, secondo Noelle-Neumann, produce un istintivo meccanismo reattivo di ripulsa da parte del lettore di quotidiani (e del telespettatore) che teme di essere condannato a un perenne isolamento, emarginato e spinto ai bordi dello scambio sociale umano. Il continuo flusso di notizie e informazioni da parte dei mass media causa una inevitabile incapacità nell'utente fruitore di riuscire a operare una selezione e quindi comprendere i processi sia di percezione che di influenza dei media. E' il timore dell'isolamento sociale che produce la spirale del silenzio. Chi controlla il potere dell'informazione produce paura nell'utente, la paura più antica e profonda nell'essere umano: la paura della solitudine, la paura di essere solo al mondo. Per non rimanere isolata, quindi, la persona/cittadino, anche nel caso abbia, istintivamente, una idea diversa rispetto a quella della massa -o della moda corrente in quel momento- non la mostra e cerca di conformarsi con il resto dell'opinione generale, per evitare di sentirsi sola.L'enorme rumore dei mass media -sostiene la pensatrice tedesca- ha come unico e dichiarato obiettivo quello di produrre "silenzio interiore per paura della solitudine" e questo meccanismo blocca, automaticamente (come è stato nei decenni seguenti dimostrato e provato scientificamente dalla neurofisiologia e dalla psicolinguistica) la produzione sinaptica relativa alla formulazione di un pensiero libero, autonomo, indipendente. Perchè produrre libero pensiero automaticamente provoca ansia, essendo legato alla paura della solitudine.Il suo testo è stato tradotto e pubblicato in Italia nel 2002, dalla "Meltemi editore" ma nel nostro paese non ha mai fatto presa nè prodotto alcuna forma di dibattito.La Noelle Neumann ha generato però dei figli anche da noi.Uno dei rari casi di figli suoi italiani (per non dire, forse, l'unico) ritengo che sia Carlo Freccero, studioso delle comunicazioni di massa, già direttore editoriale di Rai4 e docente all'università.Non è quindi casuale che la lettura della realtà italiana di Freccero sia l'unica, in assoluto, tra i suoi colleghi e gli esperti di televisione, in netta controtendenza rispetto alla piatta norma collettiva italiana che ha imposto la codificazione del pensiero unico attuale.
Qui di seguito ripropongo a miei lettori un brano tratto da una conferenza che Carlo Freccero ha tenuto presso il Club del Libro della città di Torino il 14 Febbraio del 2014 e che riguarda tutti noi. E' stato ripreso soltanto dal sito no-tav "controsservatorio valsusa" e da "Libre idee".
Qui di seguito ripropongo a miei lettori un brano tratto da una conferenza che Carlo Freccero ha tenuto presso il Club del Libro della città di Torino il 14 Febbraio del 2014 e che riguarda tutti noi. E' stato ripreso soltanto dal sito no-tav "controsservatorio valsusa" e da "Libre idee".
Freccero: perché i giornalisti non tollerano chi protesta
La Tav viene presentata dalla stampa come un problema di ordine pubblico, di devianza e addirittura di terrorismo. La domanda da porsi sarebbe: perché la Tav entra in agenda solo come un problema di ordine pubblico? E ancora: perché la stampa ha perso il suo ruolo storico di strumento critico – pensate a tutti quei film che hanno immortalato attraverso l’immaginario hollywoodiano la stampa come controsistema – per diventare oggi completamente asservita al potere dominante? La risposta che si da solitamente è che la stampa è alla dipendenza della casta politica e ne segue i diktat. Bene, non solo. Meglio: il giornalismo rappresenta a sua volta una casta: c’è una casta che muove in qualche modo le fila come un burattinaio, le fila che muovono l’opinione pubblica sono i giornalisti asserviti al potere. E se il problema fosse più complesso? Se anziché essere persuasori occulti i giornalisti fossero in buona fede persuasi (sottolineo persuasi) dal pensiero unico?
Preso atto che naturalmente l’agenda dei media influenza l’opinione pubblica, la domanda da porsi è: in base a quali principi si costruisce questa agenda, quali sono gli elementi che hanno indotto la stampa a cambiare radicalmente la sua funzione da giornalismo d’inchiesta e critica sociale a difesa del consenso? Queste sono le domande da porsi. Bene. La cosa più interessante è che pensiamo alla parola “dissenso”. E qui iniziamo un ragionamento. Negli anni delle lotte per i diritti civili, la parola dissenso era sinonimo didemocrazia. Oggi invece è piuttosto sinonimo di: devianza, delinquenza, terrorismo. Il movimento No Tav esprime il dissenso delle popolazioni coinvolte rispetto al progetto approvato a livello centrale: pertanto è un caso di “insubordinazione”, è fuori dalla maggioranza. Ritengo che il caso No Tav non sia un caso singolo, ma un format, che si replica in tutti i casi di minoranze che si oppongono all’ordine del discorso quantitativo della nostra epoca.
Noi viviamo attualmente le contraddizioni di vivere con una Costituzione formalmente basata sul principio illuministico di difesa delle minoranze ma cerchiamo di applicarla in modo contrario (è questo il tema della discussione politica di oggi) affinché la maggioranza possa esercitare quella che è di fatto una dittatura. Per vedere come questo format si può estendere prendiamo il caso del Parlamento. La dialettica parlamentare nasce per permettere anche alle minoranze di esporre le proprie idee e partecipare alla costruzione della legge. Piglio l’esempio della Boldrini: intervistata da Fabio Fazio sul decreto Imu-Bankitalia (scandaloso) la Boldrini ha giustificato la “ghigliottina” dicendo che era suo dovere, in veste di presidente della Camera, troncare il dibattito parlamentare per permettere alla maggioranza (sottolineo “permettere alla maggioranza”) di governo di legiferare. Interessante.
Dunque il Parlamento va esautorato, le leggi sono un prodotto dell’esecutivo in quanto appoggiato dalla maggioranza, e le minoranze sono di per sé qualcosa di illegale, che dev’essere in qualche modo ricondotto al volere dei più. Ecco questo format che si ripete anche nella situazione della Boldrini. Io, guardate, è dagli anni ’80 che mi occupo di maggioranza e sono stato forse il primo a segnalare in qualche modo, partendo dall’analisi dell’audience televisiva, come l’uso continuo del sondaggio avesse a poco a poco sostituito a livello sociale la ricerca del sapere foucoltiano o della verità in generale. E se tutte le scelte – anche politiche e morali – avvengono su base quantitativa, non è più possibile esprimere dissenso, è chiaro. Abolito il concetto di verità da parte del pensiero debole (altra cosa molto importante) non esiste più alcun elemento valido per opporsi ai valori della maggioranza.
Ecco che a tutto ciò si è poi aggiunto in qualche modo, dopo l’11 Settembre, un clima – come posso dire – di guerra permanente, che giustifica in qualche modo un permanente stato di eccezione. Ecco, questa qua è l’altra cosa fondamentale, e sottolineo “stato di eccezione” che a sua volta giustifica il superamento di qualsiasi garanzia democratica. Ricordo un programma di Santoro, “Servizio Pubblico”, che mesi fa ha intervistato due No-Tav come “terroriste” in quanto così presentate dalla stampa e dalla forza pubblica. Erano due ragazze giovanissime, simpatiche, belle, tranquille. Ma questo cosa vuol dire: che oggi che il semplice dissenso è sinonimo di terrorismo. Questa è una cosa che sta passando tranquillamente: chi si difende perché aggredito, anche se vede in parte riconosciute le sue ragioni, viene comunque presentato come dalla parte del torto perché (orrore!) ha operato in modo violento opponendosi all’ordine della maggioranza. La violenza è tollerata solo nel senso della forza pubblica.
Altro elemento fondamentale: dopo l’11 Settembre, in America, sono state sdoganate la tortura, Guantanamo e tutte le forme di guerra. Apro questo inciso perché un altro elemento che ha lavorato nel nostro inconscio, quella violenza che genera orrore e in qualche modo raccapriccio se messa in opera da parte dissenziente, viene vissuta come buona e giusta qualora sia un’emanazione delpotere costituito. In “24”, la serie americana, Jack Bauer combatte il terrorismo con la violenza e la tortura, e scene di punizione corporale. Bene, in Italia la polizia (già col G8 si era entrati in uno stato di eccezione che ricordo molto bene, e prima ancora che a Genova anche a Napoli) può picchiare, usare lacrimogeni pur di contenere comunque ogni e qualsiasi forma di dissenso, anche il più pacifico ed innocuo. E’ il dissenso in sé ad essere considerato criminale perché rallenta il raggiungimento degli obiettivi della maggioranza. E il pensiero critico, che è stato il mito della mia giovinezza, della nostra generazione, appare ormai come elemento di disturbo. In vent’anni di berlusconismo, la scuola è diventata una fabbrica per replicare il pensiero unico. Solo un valore ottiene riconoscimento: l’obbedienza al conformismo vigente. E questo vale in particolare per il giornalismo.
(Carlo Freccero, “No Tav e media”, estratti dell’intervento pronunciato il 18 febbraio 2014 al Circolo dei Lettori di Torino, ripreso dal sito No-Tav “Controsservatorio Valsusa”).
Fonti :
http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.com.ar/2014/03/la-schavitu-dellinformazione-e-la.html
http://www.libreidee.org/2014/02/freccero-perche-i-giornalisti-non-tollerano-chi-protesta/
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